
(segue - 2)
Il poligono di Ciriè era il nostro luogo di abituale dimora, dove si passavano giorni e giorni (e notti) senza limitazioni di cattivo tempo (tanto gli Alpini non erano e non sono solubili!) per addestrarci in piena autonomia cercando di migliorare gli standard di rendimento in vista della “sfida” (così era vissuta dagli Artiglieri) con le altre batterie della Force Artillery.
Le Valli Lanzo e la Val Maira, unitamente al Gran Dubbione ed al Frioland, erano i nostri luoghi di villeggiatura ricorrenti.
Il forte senso di appartenenza, il duro addestramento, nonché l’elevato livello di preparazione, ha portato nel tempo la batteria ad ottenere brillanti riconoscimenti in ambito NATO e contribuito a mantenere alto il prestigio delle Forze Armate italiane nelle oltre 70 esercitazioni alle quali la “Quaranta” ha preso parte dal 1963 al 1999.
E questo è ancor più vero se si considera che, a meno degli ultimi anni, il personale era esclusivamente di leva e si doveva “misurare” con reparti stranieri di professionisti.
Un giorno un Alto Ufficiale Generale italiano, allora Comandante dell’AMF (L), durante una “Ardent Ground” nel regno Unito (Salisbury Plan), disse al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito in visita, che nel confronto era come bere un bicchiere di whisky (soldati professionisti) rispetto ad una tazza di tè (militari di leva).
Per contro, rimane indelebile il ricordo della visita alla batteria del SACEUR (1), Gen. US Alexander Haig, nel maggio del 1978 nel poligono di Elsenborg in Belgio.
Egli, dopo aver chiesto il permesso di entrare nello schieramento durante il fuoco ed avere osservato lo svolgersi delle procedure di tiro, ad intervento ultimato, volle recarsi a complimentare tutta la linea pezzi che, da “batteria pilota”, aveva diretto con bravura e celerità il fuoco di tutte le batterie della Force sull’obiettivo.
Il caporalmaggiore capopezzo del 3° pezzo, quello base, gli si presentò e lo fece in un buon inglese, cosa che già stupì il Generale; quando questi gli chiese quanti anni di servizio militare avesse, il caporalmaggiore gli rispose “ten months”.
Il Generale gli sorrise e replicò “sorry, ten years “; ”no” disse il capopezzo “, “dieci mesi”, il Generale scosse la testa e disse “Italians, fantastic, ten months”.
A forza di addestrarsi all’estero, si acquisì una sicura competenza che permise di realizzare e foggiare procedure d’intervento, metodologie d’impiego e soluzioni originali che, a dire il vero, non sempre erano gradite in Italia.
E così vennero tolti gli scudi agli obici, per evitare che si impigliassero nelle cinghie dell’ elitrasporto durante il volo; furono utilizzate le procedure d’impiego inglesi, in uso nella Force Artillery e naturalmente molto più funzionali; si modificarono le vecchie buffetterie inglesi della 2a Guerra Mondiale, per renderle almeno funzionali se non esteticamente migliori. Ci si fece prestare i bastoni con illuminazione a pila dai Vigili Urbani di Torino per far le indispensabili segnalazioni per l’elitrasporto notturno, e tante altre piccole cose.
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(1) Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa.
(segue)
Il poligono di Ciriè era il nostro luogo di abituale dimora, dove si passavano giorni e giorni (e notti) senza limitazioni di cattivo tempo (tanto gli Alpini non erano e non sono solubili!) per addestrarci in piena autonomia cercando di migliorare gli standard di rendimento in vista della “sfida” (così era vissuta dagli Artiglieri) con le altre batterie della Force Artillery.
Le Valli Lanzo e la Val Maira, unitamente al Gran Dubbione ed al Frioland, erano i nostri luoghi di villeggiatura ricorrenti.
Il forte senso di appartenenza, il duro addestramento, nonché l’elevato livello di preparazione, ha portato nel tempo la batteria ad ottenere brillanti riconoscimenti in ambito NATO e contribuito a mantenere alto il prestigio delle Forze Armate italiane nelle oltre 70 esercitazioni alle quali la “Quaranta” ha preso parte dal 1963 al 1999.
E questo è ancor più vero se si considera che, a meno degli ultimi anni, il personale era esclusivamente di leva e si doveva “misurare” con reparti stranieri di professionisti.
Un giorno un Alto Ufficiale Generale italiano, allora Comandante dell’AMF (L), durante una “Ardent Ground” nel regno Unito (Salisbury Plan), disse al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito in visita, che nel confronto era come bere un bicchiere di whisky (soldati professionisti) rispetto ad una tazza di tè (militari di leva).
Per contro, rimane indelebile il ricordo della visita alla batteria del SACEUR (1), Gen. US Alexander Haig, nel maggio del 1978 nel poligono di Elsenborg in Belgio.
Egli, dopo aver chiesto il permesso di entrare nello schieramento durante il fuoco ed avere osservato lo svolgersi delle procedure di tiro, ad intervento ultimato, volle recarsi a complimentare tutta la linea pezzi che, da “batteria pilota”, aveva diretto con bravura e celerità il fuoco di tutte le batterie della Force sull’obiettivo.
Il caporalmaggiore capopezzo del 3° pezzo, quello base, gli si presentò e lo fece in un buon inglese, cosa che già stupì il Generale; quando questi gli chiese quanti anni di servizio militare avesse, il caporalmaggiore gli rispose “ten months”.
Il Generale gli sorrise e replicò “sorry, ten years “; ”no” disse il capopezzo “, “dieci mesi”, il Generale scosse la testa e disse “Italians, fantastic, ten months”.
A forza di addestrarsi all’estero, si acquisì una sicura competenza che permise di realizzare e foggiare procedure d’intervento, metodologie d’impiego e soluzioni originali che, a dire il vero, non sempre erano gradite in Italia.
E così vennero tolti gli scudi agli obici, per evitare che si impigliassero nelle cinghie dell’ elitrasporto durante il volo; furono utilizzate le procedure d’impiego inglesi, in uso nella Force Artillery e naturalmente molto più funzionali; si modificarono le vecchie buffetterie inglesi della 2a Guerra Mondiale, per renderle almeno funzionali se non esteticamente migliori. Ci si fece prestare i bastoni con illuminazione a pila dai Vigili Urbani di Torino per far le indispensabili segnalazioni per l’elitrasporto notturno, e tante altre piccole cose.
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(1) Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa.
(segue)
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