IL LIBRO DELLA 40

Voglia di raccontarci. E quale migliore occasione di un libro nel quale raccogliere i nostri aneddoti, le nostre emozioni, i nostri ricordi e le nostre fotografie?

Alcuni hanno già inviato i loro scritti. Fallo anche tu: metti nero su bianco le sensazioni della 40esima Batteria e mandaci il file.

Non rimandare, inizia subito!!

Scriviamo la nostra storia della 40 !!!


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mercoledì 16 gennaio 2008

LA 40^ BATTERIA. QUESTA (S)CONOSCIUTA? /1

(segue - 1)

Il momento più importante delle esercitazioni “Ardent Ground”, il più sentito da tutti, erano le competizioni sportive tra batterie, a conclusioni delle quali veniva eletta la “champion battery” dell’anno. Sparare (più o meno bene) era il nostro mestiere, ma trionfare in quelle gare era una soddisfazione indescrivibile …………con buona pace del decubertiano “l’importante è partecipare”.

Superata la fase iniziale a dir poco “eroica” (forse oggi si potrebbe definire anche un po’ grottesca) quando nelle prime esercitazioni degli anni ’60 venivano utilizzati veicoli ed obici presi in prestito dalla nazione ospitante, la batteria via via assunse una propria identità che veniva tramandata, arricchendola, da scaglione a scaglione di artiglieri.
Ed era sempre così per coloro che arrivavano “freschi” di arruolamento. I “figli” (così in gergo erano chiamate le reclute) capivano ben presto ed altrettanto in fretta si dimostravano capaci di raccogliere il testimone per trasmettere a loro volta il messaggio ai futuri “quarantini”.

Quando nelle Scuole di Tiro in Italia venivano sparati poche decine di colpi per batteria negli stessi poligoni, sugli stessi obiettivi (chi non si ricorda il famoso “albero a palla”…..), la 40a sparava oltre 2.000 colpi ogni anno senza conoscere preventivamente gli schieramenti, gli obiettivi e gli itinerari di afflusso. Anzi era un punto d’orgoglio sparare da nuove posizioni, arrivando poco prima e senza ricognizioni preventive se non quelle del nucleo “R” (ricognizione) che doveva definire lo schieramento.
L’obice da 105/14 divenne l’amico più fedele del quale si conosceva ogni caratteristica, ogni bullone ed ogni acciarino. Un pezzo di ferro di 1.200 kg che veniva manovrato dai Serventi con tale perizia e dimestichezza, sia nel tiro indiretto sia in quello contro/carro, che sembrava veder impiegare “una pistola”, un po’ come l’artiglieria napoleonica. L’elicottero divenne, invece, il mezzo di trasporto più consueto per le “prese di posizione” (con tutti i materiali e munizionamento al seguito).

(segue)

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